Care amiche e cari amici, questo breve testo è tratto dal secondo capitolo, in cui presento Antonio, un personaggio importante di questa nuova storia:
“24 febbraio 1944
Antonio viveva a Bologna in una villetta a due piani nella prima periferia della città; grazie al suo diploma di perito elettrotecnico era stato assunto in ferrovia e lavorava nell’ufficio progetti. Il suo lavoro, considerato indispensabile, gli aveva permesso di evitare di essere arruolato.
Sua madre, la piccola Ida, confezionava colbacchi, cappelli e manicotti con ritagli di pelliccia e li vendeva al mercato; il vigoroso Ennio, suo padre, lavorava alla Manifattura Tabacchi e, nonostante avesse perduto una gamba nella prima guerra mondiale, sostituita poi con un supporto di legno, lui sgambettava, quasi correva, lavorava, produceva come se di gambe ne avesse due complete. Ennio non aveva mai smesso di amare la vita e di viverla pienamente e, nonostante avesse soli diciotto anni quando finì sopra a una mina che gli lacerò la gamba, non permise a quel fatto di rovinargli l’esistenza”
