Cani o forse lupi

Testo tratto dalla prima parte del libro della serie “D’amore in giallo” che sto scrivendo.

“Mi lasciò la mano, che non aveva mai abbandonato per tutto il percorso, mi fece cenno di restare ferma, poi lui si tuffò nella fittissima foresta, aggirò la baita e ritornò alla porta d’ingresso dalla parte opposta. In mano aveva una chiave, appena l’ebbe infilata nella serratura la porta si aprì, e Manfredi fece luce con la piccola torcia del portachiavi e illuminò un ambiente quasi confortevole: c’era una panca imbottita, una tavola e un paio di sedie.

“Che ne dici, non è male?!”

“Sì, mi piace, se poi fosse possibile avere una bevanda calda sarebbe fantastico”

“Credo di poter esaudire il tuo desiderio” disse e iniziò a trafficare tra vecchie scatole.

A un tratto si fermò e si pose in ascolto, facendomi segno di tacere. Li sentii anch’io: passi leggeri nella neve che risuonarono per tutto il perimetro esterno della baita. Ci immobilizzammo. I passi si fermarono davanti all’entrata e, dopo qualche istante d’attesa i rumori si allontanarono.

Aspettammo prima di muoverci e di fare qualche cosa, poi ci rilassammo, sperando che se ne fossero andati, e ispezionammo l’interno della baita; trovammo una candela ancora da usare, stoviglie e una scatola di cerini; la candela illuminò un camino che aveva al suo interno due grossi pezzi di legno bruciacchiati ma non inceneriti e, raccattato qualche bacchetto e un foglio di carta, Manfredi pensò di accendere il fuoco, io mi accoccolai su una sedia e ne seguii i lenti movimenti.

“Erano animali?” gli chiesi.

“Forse cani o forse lupi”

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