La fine di ottobre era giunta e con lei un vento freddo e aria di burrasca.
La Contessa Margherita, che viveva in solitudine dalla morte del marito, aveva invitato al castello i parenti e gli amici per trascorrere il fine settimana, che coincideva con la festa dei morti: tre giorni in tutto. I vigneti, dai toni rossastri dell’autunno, dormivano in pace aspettando il rinascere della vita in primavera; quel sabato, il Monferrato, si presentava avvolto nella foschia e ben poco era concesso alla vista e all’udito, solo biancore e silenzio. Le macchine giunsero verso l’ora di pranzo e il gruppo infreddolito sciamò rapidamente all’interno del castello. Le camere erano pronte ad accoglierli, anche i caminetti erano stati accesi e, a parte i gelidi corridoi, la temperatura all’interno degli ambienti era piacevole.
A Camal fu destinata la stanza che aveva occupato nel precedente agosto e, prima di raggiungere gli altri in sala da pranzo, se la prese comoda: sistemò gli abiti nell’armadio, passò alcuni minuti davanti al fuoco scoppiettante del camino e si rallegrò per la riuscita “dell’affaire” erede, sapeva di avere tempo sino a Natale per decidere la strategia da adottare nei suoi confronti.
