La cena trascorse lentamente, il padrone di casa era silenzioso e dichiarò che si sarebbe coricato presto perché la mattina seguente aveva intenzione di fare una passeggiata a cavallo.
Gli ospiti proposero di tornare in paese a finire la serata e se ne andarono a bordo delle loro belle auto, rientrarono a notte inoltrata. Quando la dimora si chiuse in un silenzio tombale si recò finalmente nello studiolo, fortunatamente non era chiuso a chiave, ritornò alla scrivania, riaprì lo scomparto segreto, questa volta si diede il tempo di frugare meglio e trovò un’altra foto addossata alla parete di fondo. Era rischioso ma accese la lampada da tavolo. Fu sufficiente un istante per capire che i suoi sospetti erano fondati.
“Ora so ciò che devo fare” si disse.
Spense la luce, prese entrambe le foto, richiuse il cassetto e tornò in camera.
Passò le poche ore che mancavano al sorgere del sole a torturarsi l’anima; un briciolo di senso di colpa residuo, non permetteva di occuparsi totalmente della faccenda.
