Dal libro: Ciò che doveva rimanere occultato

Nelle prime ore di quel pomeriggio estivo non sapeva che fare: il caldo e il sole allo zenit non l’aiutavano certo a inventarsi un programma divertente, non rimaneva altro che gironzolare per i corridoi solitari di quel luogo antico, in cui non accadeva mai nulla di interessante. Come sempre a quell’ora dormivano i domestici, il padrone di casa, i parenti, gli amici e i due cani da guardia, si udivano solo i cori delle cicale, così decise di salire in soffitta, da lassù la vista era splendida; si tolse le scarpe, non voleva fare rumore, e a piedi nudi affrontò la prima rampa, stava per salire la seconda quando un mormorio attrasse la sua attenzione, proveniva dallo studiolo del padrone di casa. La porta era solo accostata e si avvicinò; lui era seduto alla scrivania, era solo, e stava osservando qualche cosa.

“… adesso devo porvi rimedio, domani ritorna e sistemerò la faccenda. Mi resta  poco tempo, non posso aspettare oltre” disse sovra pensiero l’uomo.

La figura all’esterno inavvertitamente diede un colpetto alla porta che cigolò.

“C’è qualcuno?”

Nessuno rispose, l’uomo uscì dallo studiolo e si guardò intorno e non contento sbirciò nella tromba delle scale, infine rientrò e si chiuse la porta alle spalle.

Completamente a ridosso della parete per non farsi vedere, tenne il fiato sospeso per qualche secondo, poi ridiscese la scala e si fermò ad ascoltare, questa volta non udì nulla, riprese a salire, poco dopo la porta dello studiolo si aprì nuovamente, furtivamente si sporse dalla tromba delle scale e vide uscire l’uomo. Ridiscese quando i passi si persero nel corridoio, la curiosità era grande e affrontare il rischio non era mai stato un problema; la porta dello studiolo era socchiusa, entrò e si diresse alla scrivania. Il piano era sgombro, aprì il primo cassetto, c’erano solo fatture, poi aprì il secondo e trovò alcuni fogli e qualche penna.

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