“Sud Tirolo: 29 dicembre 1973
A diciassette anni fiumi di ardore scorrono nelle vene e il cuore s’infiamma. Le battaglie da vincere sono tante e l’entusiasmo e l’energia non sono da meno.
E quando qualche giorno prima di capodanno ti trovi su una corriera gremita di vacanzieri, e guardi il bianco paesaggio, sai che ciò che ti aspetta è una promessa. La corriera si arrampica per una stretta strada in salita, affrontando un dedalo di curve, scansando all’ultimo momento cumuli altissimi di neve. La meta è vicina: l’agognata Plan, frazione di Selva di Val Gardena.
Boschi imbiancati fiancheggiano la strada e ti seguono sin alle porte di Ortisei, il paese più grande della valle; lì giunti la Val Gardena si apre a ventaglio per mostrare il suo contenuto: bianchi tetti illuminati dal sole del primo pomeriggio. La corriera continua a salire e attraversa un altro paese e un altro ancora, poi finalmente giunge alla meta, e noi scendiamo carichi di valige e di sci e ci mettiamo in coda per registrarci all’albergo “Casa Alpina”
Quell’anno, finalmente, avevo ottenuto il permesso dei miei genitori di dormire in camera con le mie amiche Luisa e Anna nell’ala nuova dell’hotel, ben distante dal controllo di mamma e di papà.
Prima di essere un albergo, la Casa Alpina, era stata la stazione finale del Trenino della Val Gardena: una ferrovia austriaca costruita agli inizi del novecento; quando dismisero la ferrovia l’edificio fu trasformato in albergo e utilizzato dal Dopolavoro Ferroviario di Bologna.
Il prezzo conveniente aveva dato la possibilità a famiglie a basso reddito di portare i figli in montagna a sciare, cosa che sarebbe stata altrimenti impossibile”
