Care amiche e cari amici, nonostante questo caldo sole di maggio porti a pensare all’estate, io mi perdo nelle nebbie invernali e immagino quella notte in cui Giulia si trova sola con Manfredi in una baita isolata, davanti a un camino crepitante:
“Mi porse una tazza di tè, sorseggiai lentamente il tiepido liquido cercando di allontanare il momento della separazione, ma giunse l’ultima goccia e mi arresi: il momento di andare era giunto.
Sistemammo gli oggetti come li avevamo trovati, spegnemmo il fuoco, infine ci imbacuccammo e, tolto l’asse di legno che chiudeva l’accesso, Manfredi aprì la porta.
“Spero non ci stiano aspettando fuori” dissi.
Stava per uscire quando ci ripensò e mi abbracciò stretta. I miei timori svanirono immediatamente, la mia fiducia in lui era incondizionata. Ci baciammo senza avere alcuna voglia di staccarci e riprendere così un’identità indipendente: quella notte eravamo stati una persona sola, senza confini, e desideravamo rimanere tali ancora per qualche minuto”
