Il grande cane etiope

” … C’era un silenzio opprimente, squarciato solo dallo stridio di una civetta. Eravamo in piena estate ma, cosa strana, una nebbia spessa, bassa e fredda stava avvolgendo tutto. Il cancelletto del giardino scricchiolando si aprì e mio fratello brandendo il bastone e muovendo con agitazione la torcia avanzò guardingo. L’erba alta attutiva i nostri passi e sembrava di camminare nel vuoto. A malapena riuscivo a distinguere Filippo, la coltre bianca lo inghiottiva a qualche passo di distanza.

Quando fui sfiorata dai rami dell’enorme abete che torreggiava su tutti gli alberi del giardino, mi accorsi che mio fratello era sparito e Ghiso con lui. Mi addentrai sotto l’albero. Conoscevo bene quel punto, c’era un passaggio tra i rami intricati che portava alla base del tronco: io e Patty passavamo ore lì sotto, a giocare.

Finalmente toccai la corteccia e mi buttai al suolo, al sicuro, sul morbido tappeto di aghi e foglie.

Mai come in quel momento sembrò così soffice. Mi sistemai meglio ed ebbi la sensazione che il tappeto si muovesse. Il silenzio fu squarciato da un rantolo …”

 

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