“SSSt, anche queste antiche pareti hanno orecchie!” mi fermo’ la maga “E ora basta cianciare, andiamo via subito”
Nella penombra non avevo notato la mastodontica madia che troneggiava nella stanza nascondendo quasi del tutto una piccola porta. Prisca Silvia l’apri, l’oltrepassòe noi la seguimmo.
Ci trovammo in un vuoto vestibolo da cui partiva una ripida scala in legno che portava sia al piano inferiore che a quello superiore. La maga senza alcun indugio si avventurò verso il piano superiore e la scala scricchiolò in più punti e dondolò in altri.
Quando per ultima salì Maya tememmo che la scala, tenuta insieme da pochi chiodi, si sarebbe spaccata sotto il suo peso, invece resistette perfettamente sino all’ultimo gradino, che lei, sentendo una strana vibrazione, saltò.
Il grande cane fece appena in tempo a posare le zampe posteriori sul pianerottolo che i chiodi saltarono via liberando pioli ed assicelle che si schiantarono al suolo …”