Quando udii un nitrito acuto mi girai con grande difficoltà, data la velocità della galoppata, e vidi Accipiter prima rallentare poi riprendere l’andatura incurante della lancia piantata in un garetto.
I ratti ci stavano attaccando, ci inseguirono per un buon tratto, poi rallentarono e sparirono.
La prateria era finita, e ci addentrammo in un folto bosco che nascose la nostra presenza. Finalmente non eravamo più esposti, i cavalli diminuirono l’andatura e avanzarono lungo un sentiero che s’inerpicava per uno scosceso pendio; lo seguimmo sino a che divenne più ampio e s’immise in una carrareccia che, dai segni lasciati a terra, intuimmo essere percorsa anche da più carri affiancati.
Continuammo a salire senza incontrare nessuno.
Il bosco intorno a noi iniziò a diradarsi e giungemmo infine in una radura che ospitava le rovine di un piccolo borgo medievale; solo una dimora in pietra sgretolata era rimasta in piedi, unica ad aver resistito al logorio del tempo e all’incuria dell’uomo, e ricordava passati fasti.