Il rosso di Pompei

” … Un’immensa colonna di marmo screziato dietro la quale si vedeva un’enorme sala circolare con una piscina centrale sbarrò loro la strada; nel nuovo ambiente non c’era traccia di vapore e l’aria era tersa. Non essendoci nessuno nei paraggi uscirono spediti e si diressero verso una porta che li introdusse in un vestibolo, dove le colonne si alternavano a statue maestose di antichi feles ginnasti.

Le pareti erano decorate da affreschi che rappresentavano cesti carichi di frutta e alcuni pavoni, tra i quali spiccava il dipinto di una feles abbigliata alla romana, il cui abito, dai colori molto intensi, era fermato sotto al seno da una spilla triangolare che ricordava il simulacrum. Oltre alla feles era soprattutto il fondo rosso a stupire. Era come se gli artisti che avevano dipinto le domus dell’antica Pompei avessero lasciato un segno del loro passaggio anche in quel luogo, pensò Tarì che comunicò la sua sensazione a Max, trovandolo d’accordo.

 

 

 

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