” … I ragazzi fermi al centro della sala erano intimiditi dal grande spazio vuoto: non un attrezzo, un mobile, una pedana, una specchiera, solo il vuoto assoluto.
Anche il colore del locale era particolare e dovendolo definire si sarebbe detto che non aveva colore, o meglio il colore del nulla. Fissando una parete per qualche secondo poteva apparire grigia, distogliendo lo sguardo, per poi riguardare lo stesso punto, la tinta cambiava, passando dal crema al bianco, all’azzurro, al verde sbiancato dell’erba coperta di brina di un’alba autunnale.
Nessuno di loro riuscì a cogliere il colore esatto di quel luogo, e lo stesso si poté dire per l’odore che passava dal pungente profumo di aghi di pino, alla dolcezza delle rose appena sbocciate, alla fragranza di menta piperita, all’essenza di torba di un campo scozzese.
I sensi reclamavano certezze. I ragazzi si sentivano indecisi: sembrava che in quel luogo tutto fosse stato accuratamente studiato per distruggere le loro sicurezze … ”