” … Ogni cavallo si avvicinò al cavaliere facendosi accarezzare il muso.
Cercammo di familiarizzare e ci lasciammo annusare dai nostri portatori sino a quando, paghi delle nostre effusioni, si abbassarono per farci salire.
Non fu facile senza sella, briglie e staffe, ma fummo aiutati in tutti modi a sistemarci sulle groppe, per quanto la gravità dei nostri posteriori sembrava voler vincere sullo sforzo estremo che stavamo facendo.
Van, dopo alcuni tentativi, con un colpo di reni ben dato riuscì a issarsi su Primus, ma uno scatto del cavallo gli fece perdere l’equilibrio facendolo scivolare indietro, e costringenolo ad aggrapparsi alla folta coda per non cadere. La posizione non era delle migliori, e Van fece un grande sforzo per non respirare i gas da combustione che di tanto in tanto emetteva Primus.
Per noi fu un’autentica avventura, con l’esile Tita che con un balzo in alto oltrepassò il cavallo e cadde a terra dalla parte opposta, con la robusta Milla che ebbe bisogno dell’aiuto di tutti per raggiungere la groppa di Accipiter, e infine con il povero Ardet che dovette piegarsi sin quasi a fare la spaccata perché altrimenti non c’era verso di farmi salire …”