“ … Guarda, il castello!” esclamò Tarì.
Ormai la cima era prossima, e sul cucuzzolo si stagliava la reggia che alla fredda luce dell’alba appariva abbastanza tetra.
A peggiorare la situazione giunse alle loro spalle uno stormo di oche che, rifiutandosi di deviare per non investirli, divisero il gruppo passandogli in mezzo. Una li sorvolò ad ali spiegate lasciandosi ammirare: dalla pancia argentea si aprivano grandi ali dorate e il lungo collo brunito terminava in un capo affilato per metà nero e per metà bianco.
Le oche non si curarono del gruppo stranamente assortito, e tutto sarebbe andato bene se, con forza burrascosa non si fosse intromesso il vento che sbilanciò la Regina apium di Max, facendola sobbalzare verso l’alto, colpendo la zampa di un’oca.
L’animale spaventato cadde addosso a Tarì e a Max e li fece sparire alla vista avvolgendoli completamente con il suo folto piumaggio …”