“Sì mia signora,” rispose Gaia Adriana “l’aquila, il simbolo dell’onore e della forza dell’antica Roma; la mia stirpe discende direttamente dai grandi condottieri di quel tempo e io conservo nel nome l’onore di Roma. Questo indizio, l’aquila, collegava la mia storia alla profezia.
In età di matrimonio rifiutai la proposta dell’attuale re, intralciandone le ambizioni di potere, e sposai suo fratello Quinto Publio Nerone. Proprio mentre aspettavamo con grande felicità il nostro primo figlio, il futuro erede al trono, mio marito fu informato del piano del fratello, ordito con la complicità dei ratti, per eliminarci; amareggiato, distrutto nei più intimi affetti, tradito da un familiare che credeva affidabile, non potendo rischiare le nostre vite, decise che sarei scomparsa, cambiando identità, nascondendomi sino alla maggiore età del nascituro; il progetto era di tornare poi successivamente per rivendicare il trono che ci spetta di diritto e combattere, sconfiggendo gli usurpatori come è scritto nella profezia”